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Cinquantacinquesimo Elisir: UN ALBERO PER LA SERENITÀ

 

Saggio… saggio, S-A-G-G-I-O !!! Come chi??? Colui che disse: “Liberati delle preoccupazioni come ti liberi dei vestiti prima di andare a letto.” 

 

Effettivamente "mica c'aveva" tutti i torti... Napoleone Bonaparte! Avete mai provato ad andare a dormire vestiti? Quanta scomodità! A letto ci si va comodi, preparando il corpo a sentirsi bene nei panni... del pigiama.

 

Eppure, quanti di noi preparano la mente per la notte? Quanti provvedono allo sgombero notturno dalle preoccupazioni, dai rimuginii, dal ripercorrere il giorno appena volto al termine o con un piede già nella scarpa del "dumà-de-dumà" (domani mattina, proferito con licenza dialettale)? Vi offro un Elisir sorso-story,  uno spunto di riflessione e di azione che potremmo fare nostro. 

 

“Qualche anno fa assunsi un carpentiere per restaurare una vecchia casa colonica. Ricordo in particolare modo una sua giornata molto difficile: aveva appena finito un turno massacrante ed il geometra gli aveva fatto perdere un’altra ora di lavoro, quello stesso giorno la sua sega elettrica aveva smesso di funzionare e, ciliegina sulla torta, il suo furgone malandato si era rifiutato di partire quando finalmente era pronto per tornare a casa .

 

Decisi allora di riaccompagnarlo con la mia auto. Sedeva al mio fianco, in un silenzio di pietra. Quando arrivammo mi invitò ad entrare per conoscere la sua famiglia. Mentre camminava verso la porta di casa sua, si fermò brevemente vicino ad un piccolo albero e toccò le punte dei rami con entrambe le mani.

 

Quando aprì la porta la sua faccia abbronzata sorrise felice: sembrava un uomo completamente diverso. Strinse in un tenero abbraccio i suoi due piccoli bambini e diede un bacio a sua moglie. La serata trascorse tranquilla tra chiacchiere e risate.

 

Più tardi il carpentiere mi riaccompagnò alla macchina. Passammo nuovamente vicino all’albero e non riuscii a trattenere la mia curiosità. “Cosa ha di speciale quell’albero? Un minuto prima di entrare in casa sembravi immerso nelle tue preoccupazioni e subito dopo eri un altro uomo“.

 

“Oh, quello è il mio albero dei guai” replicò. “Io so che non posso evitare i guai e le preoccupazioni al lavoro, ma una cosa è certa, non sta scritto da nessuna parte che debba portarmi questo macigno a casa e condividerlo con mia moglie ed i miei bambini. Così io prendo i miei guai e li appendo all’albero ogni sera quando torno a casa. Poi la mattina li riprendo di nuovo. La cosa divertente è che” il carpentiere sorrise “quando esco la mattina per riprenderli, ne trovo sempre meno di quelli che ricordo di aver appeso la sera prima” e poi, con sguardo complice concluse “deve esserci qualche animale che se li porta via: ma non credo metterò trappole“.

 

Quella sera imparai anche io ad appendere le mie preoccupazioni all’albero dei guai.

Procediamo pure noi con la piantumazione di quest'albero nel giardino della nostra anima. E mi raccomando: siano i suoi rami degli appendini per gli abiti delle preoccupazioni che abitiamo e che quotidianamente abitano in noi.

 

 

Dott.ssa Elisa Tosana