· 

Cinquantaquattresimo Elisir: OLTRE LE PAROLE

 

Siamo in una società verbale e noi siamo esseri prevalentemente "verbali". Sì: volenti o nolenti siamo sommersi, immersi e circondati da notizie, informazioni, parole.

 

Parole... paroleee... soltanto p-a-r-o-l-e...

 

Mai come gli ultimi mesi abbiamo dovuto salvaguardarci da una miriade di informazioni, a volte fake news, a volte real news. Mi domando e ci domando: "come discernere ciò che ascolto, dico, memorizzo?" Come filtrare in maniera funzionale e costruttiva tutto questo DIRE, senza lasciarci invadere a spada tratta da info IMBUFALITE, verbalizzate o digitalizzate, tanto da sconosciuti quanto da conoscenti? Tempo fa lessi il “test dei tre setacci” che ho fatto mio e che vorrei condividere con voi in questo Elisir.

 

UN TRIPLO FILTRO per una comunicazione efficace, costruttiva e funzionale, da applicare tanto nel quotidiano quanto nel "particolare", che può esserci da guida fra quello che vogliamo fare e vogliamo ascoltare... verità, consapevolezza e utilità !!!

Tre setacci di Socrate di Dan Millman

 

 

Socrate aveva una grande reputazione di saggezza. 

Un giorno venne qualcuno a trovare il grande filosofo, e gli disse:

 

“Sai cosa ho appena sentito sul tuo amico?”

“Un momento”, rispose Socrate, “Prima che me lo racconti, vorrei farti un test, quello dei tre setacci.”

“I tre setacci?”

“Ma sì”, continuò Socrate.

“Prima di raccontare ogni cosa sugli altri, è bene prendere il tempo di filtrare ciò che si vorrebbe dire. Lo chiamo il test dei tre setacci.”

 

"Il primo setaccio è la verità. Hai verificato se quello che mi dirai è vero?”

“No, ne ho solo sentito parlare.”

“Molto bene. Quindi non sai se è la verità. Continuiamo col secondo setaccio, quello della bontà. Quello che vuoi dirmi sul mio amico, è qualcosa di buono?”

“Ah no! Al contrario.”

“Dunque”, continuò Socrate, “Vuoi raccontarmi brutte cose su di lui e non sei nemmeno certo che siano vere. Forse puoi ancora passare il test, rimane il terzo setaccio, quello dell’utilità. È utile che io sappia cosa mi avrebbe fatto questo amico?”

“No, davvero.”

“Allora”, concluse Socrate, “se ciò che volevi raccontarmi non è né vero, né buono, né utile, io preferisco non saperlo; e consiglio a te di dimenticarlo”." 

 

 

 

Dott.ssa Elisa Tosana