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Quarantacinquesimo Elisir: NOI, ACQUA E VASI

 

Un’anziana donna cinese possedeva due grandi vasi, appesi alle estremità di un lungo bastone che portava bilanciandolo sul collo. Uno dei due vasi aveva una crepa, mentre l’altro era intero. Così, alla fine del lungo tragitto dalla fonte alla casa, il vaso intero arrivava sempre pieno, mentre quello con la crepa arrivava sempre mezzo vuoto.

 

Per oltre due anni, ogni giorno l’anziana donna riportò a casa sempre un vaso e mezzo di acqua. Ovviamente il vaso intero era fiero di se stesso, mentre il vaso rotto si vergognava terribilmente della sua imperfezione e di riuscire a svolgere solo metà del suo compito. Dopo due anni, finalmente trovò il coraggio di parlare con l’anziana donna e dall’estremità del suo bastone le disse: “Mi vergogno di me stesso, perché la mia crepa ti fa portare a casa solo metà dell’acqua che prendi”.

 

La vecchia sorrise: “Ti sei accorto che ci sono dei fiori dalla tua parte del sentiero ma non dalla parte dell’altro vaso? È perché io ho sempre saputo del tuo difetto, perciò ho piantato semi di fiori dal tuo lato del sentiero ed ogni giorno, mentre tornavamo, tu li innaffiavi. Per due anni ho potuto raccogliere quei bei fiori per decorare la tavola.  Se tu non fossi stato come sei, non avrei avuto quelle bellezze per ingentilire la casa”.

 

 

Un sorso di nuovo Elisir dal gusto di una nuova morale riflessiva e riflettente. Acqua e vasi. 

  • Come la mettiamo quando "facciamo acqua da tutte le parti"? 
  • Come ci raffrontiamo con noi stessi quando una parte di noi si giudica o viene giudicata "imperfetta" o non ottimale?
  • Quanto poco indulgenti siamo con le nostre parti più fragili e ferite?
  • Quanto ci giudichiamo di poco valore quando i nostri alti standard prestazionali fanno cilecca in qualche aspetto e angolo di vita?
  • Come ci sentiamo quando sentiamo di "non funzionare" a pieno regime? Per cause di forza maggiore, come una malattia che limita il fare e l'autonomia quotidiana?
  • Quanta fatica facciamo ad accettare aiuto, o addirittura a chiederlo?

 

Guardiamo ai nostri limiti, ai nostri "difetti" come pregi peculiari di ognuno di noi e crediamo nella possibilità di dare frutto proprio grazie a ciò che per noi è poco buono o poco bello da portare. Portiamo acqua. Il nostro "mezzo vaso" non colmo, ma pieno di noi e di ciò che siamo, può ingentilire ciò che fuor di noi vive ed è presente.

 

 

 

Dott.ssa Elisa Tosana