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Quarantunesimo Elisir: IL BOSCAIOLO TENACE

 

Come avrete notato, mi piacciono!  Sì, mi piacciono e mi piace proporveli come sorsi di Elisir questi brevi racconti, intrisi di una morale da scoprire e di aspetti da svelare. Vi è una motivazione strutturata sul mio essere incline a condividerli sovente come tipologia di Elisir, ed è quello di colpirvi dritti nell'emisfero giusto, quello che può svegliare le coscienze e illuminare le menti!

 

Un linguaggio evocativo che stuzzica l'emisfero destro, il timoniere della creatività, del flusso immaginativo... brevi racconti che sollecitano un'esperienza diretta e immediata in grado di far percepire sensazioni emotive che bypassano le logiche delle resistenze razionali. Eccovi questo da sorseggiare oggi...

 

IL BOSCAIOLO TENACE

 

"C'era una volta un boscaiolo che si presentò a lavorare in una segheria. Il salario era buono e le condizioni di lavoro ancora migliori, per cui il boscaiolo volle fare bella figura.

 

Il primo giorno si presentò al capo, il quale gli diede un'ascia e gli assegnò una zona del bosco. L'uomo, pieno di entusiasmo, andò nel bosco a fare legna. In una sola giornata abbatté 18 alberi. "Complimenti" gli disse il capo: "va avanti così". Incitato da quelle parole, il boscaiolo decise di migliorare il proprio rendimento, giorno dopo. Così, quella sera andò a letto presto.

 

La mattina successiva si alzò prima degli altri e andò nel bosco. Nonostante l'impegno, non riuscì ad abbattere più di 15 alberi. "Devo essere stanco" pensò. E decise di andare a dormire al tramonto. All'alba si alzò, deciso a battere il record dei 18 alberi. Invece quel giorno non riuscì ad abbatterne neppure la metà. Il giorno dopo ancora furono 7, poi 5, e l'ultimo giorno passò l'intero pomeriggio tentando di abbattere il suo secondo albero.

 

Preoccupato per quello che avrebbe pensato il suo capo, il boscaiolo andò a raccontargli quello che era successo, e giurava e spergiurava che si stava sforzando ai limiti dello sfinimento. Il capo gli chiese: "Quando è stata l'ultima volta che hai affilato la tua ascia?"

"Affilare? Non ho avuto il tempo di affilarla: ero troppo occupato ad abbattere alberi"."

 

tratto da: J. Bucay, "Lascia che ti racconti"

 

 


 

A volte, siamo tutti noi un po' dei boscaioli... Prigionieri del FARE, FARE, ingabbiati in un ménage quotidiano, familiare, lavorativo, nel quale il "FARE-FARE." predomina, appanna ogni strategia semplificativa e migliorativa di ciò che dobbiamo o vogliamo compiere.

 

Inerzia. Quante volte questa parola l'abbiamo sentita dire o detta noi a noi stessi: "vado avanti per inerzia", fardello di frustrazione e stanchezza, nel FARE di un atteggiamento rassegnato e passivo, in ogni ambito di vita e anche in una cornice di  malattia.

 

Non concentriamoci troppo e solo "sugli alberi da abbattere", volgiamo lo sguardo, l'attenzione e la cura al "filo della nostra ascia", prendiamoci CURA di noi e dei nostri bisogni; certi che nell'abbassare le aspettative del "FARE", possiamo udirli nitidamente e mettere in atto azioni concrete volte a farci stare meglio!

 

 

 

Dott.ssa Elisa Tosana