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Quarantesimo Elisir: LE RANOCCHIE NELLA PANNA

 

Un racconto, quello che vi offro questo mese, da sorseggiare come Elisir. Proviamo ad immedesimarci nella lettura, proviamo ad indossare i panni dell'una o dell'altra ranocchia e facciamo spazio a quel sentire nei diversi ruoli...

 

 

 

LE RANOCCHIE NELLA PANNA

 

C'erano una volta due ranocchie che caddero in un recipiente pieno di panna. Si resero subito conto che sarebbero affogate: era impossibile nuotare o rimanere a galla per tanto tempo in quella massa densa come le sabbie mobili.

 

All'inizio le due rane si misero a sgambettare nel tentativo di raggiungere  il bordo del recipiente.

Ma era inutile; riuscivano solo a sguazzare sul posto e ad affondare. Diventava sempre più difficile risalire in superficie e respirare. Una di loro disse ad alta voce:

 

"Non ce la faccio più. E' impossibile uscire di qui. Non si può nuotare in mezzo a questa roba viscida. E dato che devo morire, non vedo perché prolungare la mia sofferenza. Non riesco proprio a capire che senso abbia morire di sfinimento per uno sforzo inutile". Detto questo smise di scalciare e affondò rapidamente, inghiottita dal denso liquido biancastro.

 

L'altra rana, più costante o forse più cocciuta disse tra sé: "Non c'è verso di salvarsi. Non si può far nulla per andare avanti in mezzo a questa roba. Eppure, anche se la morte si avvicina, preferisco lottare fino all'ultimo respiro. Non voglio morire neanche un secondo prima che sia giunta la mia ora". E continuò a sguazzare sempre sul posto, senza muoversi di un millimetro, per ore e ore.

 

Ad un tratto, con tutto quello zampettare e ancheggiare, agitare e tirar calci, la panna si trasformo in burro. Meravigliata, la ranocchia spiccò un salto e pattinando raggiunse il bordo del recipiente. Lo scavalcò e se ne ritornò a casa gracidando allegramente.


Difficoltà di diversa natura possono entrare senza bussare nella nostra vita quotidiana  e farci lo sgambetto; ciò che conta e fa nettamente la differenza è l'atteggiamento verso di esse, come le affrontiamo, quali risorse già presenti in noi rispolveriamo o creiamo ex-novo. Il modo con il quale ci si approccia alle difficoltà discrimina reazioni più o meno disfunzionali, predispone le basi per un benessere solido o vacillante. Un atteggiamento "rinunciatario" versus un atteggiamento "battagliero" e caparbio. A voi e a noi la scelta! A quale ranocchia vogliamo somigliare? 

 

E se la nostra panna è troppo"acida" da mutare in burro, ricordiamoci che chiedere aiuto non è segno di debolezza, fragilità o  di incapacità visibile. E' invece un gesto di stima nei propri confronti, un atto di merito verso se stessi e... A.N.D.O.S. è sempre pronta ad allungare una mano per percorrere un tratto di strada insieme!

 

Dott.ssa Elisa Tosana