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Trentasettesimo Elisir: PRIMO GIORNO

Un nuovo Elisir, questo di oggi, a distanza di un solo mese da quello passato. Un mese?! Un mese che appare una voragine temporale e spaziale, così lontana “Quella Normalità” data tanto per scontata fino a poco più di trenta giorni fa.  

 

Una voragine che contiene il vuoto pieno di un’ emergenza sanitaria, mondiale, economica, personale, esistenziale, collettiva e “last but not least”, un’emergenza psicologica ed emotiva che non ha eguali nell’esperienza e nella memoria di ciascuno di noi. Ci troviamo, a livello mondiale, uno a fianco dell’altro a combattere l’invisibile.

 

L'hashtag #andràtuttobene si legge ovunque in un'eco arcobaleno, evidenziato anche nelle nostre speranze più profonde. Certo, andrà tutto bene, ma quello che stiamo vivendo qui e ora, dentro e fuori di noi, è “altro”. Fingere, sminuire, razionalizzare, etichettare blandamente le nostre angosce e paure più profonde, non può che peggiorare la nostra percezione di poter sconfiggere il “Potentissimo Invisibile”, così incontrollabile e imprevedibile.

 

E’ forse una lettura troppo realistica quella che emerge da questo Elisir, forse sì, rispondo, ma la “beota positività” non aiuta a fronteggiare la crisi emotiva che un evento così impattante e destabilizzante genera in ognuno di noi. E il primo passo è proprio questo, è rendersi conto di quello che naviga in noi, in termini di emotività, emozioni dalla più variegata valenza che ondeggia ora dal più negativo, al negativo più più, al negativo meno, al negativo più o meno, come fossero “cinquanta sfumature” di emozioni negative, ondeggianti in un’altalena di paura, angoscia, precarietà e incertezza. Presente e futura. 

 

Posso proporvi un breve esperimento mentale?

Immaginate che qualcuno vi punti una pistola carica alla testa e vi dica “tranquilli, non dovete avere paura”. E mentre vi rincuora dicendo queste parole, aggiunge però che se provate anche solo un minimo di ansia… vi spara.  Ora, appelliamoci alla nostra onestà intellettuale: potremmo forse impedirci di non provare ansia in questa circostanza, se da questa dipendesse la nostra vita?  

 

Certamente, grazie a una buona scuola di teatro potremmo fingere di essere tranquilli, potremmo  addirittura essere capaci di camuffare le nostre emozioni alle comparse a noi più vicine della nostra vita, ma saremmo veramente e profondamente tranquilli? 

 

Autorizziamo, legittimiamo, accogliamo, normalizziamo le nostre “paure”, anche solo per oggi, anche solo per il tempo di questa lettura, diamoci il permesso di sguazzarci dentro senza necessariamente “appellarci all’essere o mostrarci forti”.  Fiduciosa e propositiva delle parole di insegnamento e di sprono di Winston Churchill, ve le propongo: "Quando stai attraversando l'inferno, continua". 

 

Quando non possiamo controllare nulla di ciò che è esterno e meno ancora quando è invisibile, è falso credere che aleggiamo nell’impotenza estrema. Possiamo e dobbiamo “controllare”, nei termini di avere il controllo e tentare di avere noi stessi il timone di ciò che avviene nel nostro mondo interiore, indirizzando nel modo più funzionale possibile i nostri vissuti cognitivi-emotivi e comportamentali.  

 

Per aiutarci e guidarci in questa “impresa”, ho pensato di condividere con voi un protocollo di auto-aiuto, ideato da Russ Harris e ispirato ai principi dell’ACT (Acceptance and Commitment Therapy), strutturato sulla necessità di rispondere alle esigenze psicologiche dall’emergenza Coronavirus. L’Elisir di questo mese, pertanto, non si beve in un sol sorso il primo giorno del mese, ma ogni giorno verrà proposto un “passo” di questa guida con indicazioni pratiche. Vi invito a farle vostre e a sperimentarle, lasciandovi il tempo “di un giorno” per metterle in pratica.  

 

E giorno dopo giorno, sentire A.N.D.O.S. (e tutte le Donne che attivamente ne fanno parte) una presenza di supporto costante e quotidiana

 

 

Dott.ssa Elisa Tosana